Riviste

Numero 66 – I Semestre 2025

Disponibile da Maggio 2025, il nuovo numero 66 di Sardegna Antica

In copertina La torre costiera La Pelosa di Stintino. Foto di Paolo Lombardi (Neroargento).

Sommario

  • La Cultura Jamna e la Sardegna – Maurizio Feo
  • Shhh… Silenzio – Maura Andreoni
  • Stampa 3D e Droni: il futuro dell’Archeologia – Alessandro Atzeni
  • La Rotta Atlantica e Tesori del Nuovo Mondo – Antonia Angela Tronci
  • Le Statue Stele di Pontremoli – Gaetano Solano
  • Il Mammut Nano della Sardegna – Daniel Zoboli
  • Blocco Istoriato da Brasilia – Giacobbe Manca
  • Tributi e Banditi nella Sardegna di Fine ‘800 – Giovanni Enna
  • Le Torri Costiere Sarde – Lorenzo Scano
  • Il Cardinale Vicerè Teodoro Trivulzio – Pietro Martis


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Numero 65 – II Semestre 2024

Disponibile da Novembre 2024, il nuovo numero 65 di Sardegna Antica

In copertina la monumentale rampa intermuraria del Nuraghe Longu di Chiaramonti (dall’articolo di Paolo Lombardi e più).

Sommario

  • Raichinas – Maurizio Feo
  • Un Dio fra i fiori – Maura Andreoni
  • La sindrome Dunning Kruger – Maurizio Feo
  • Vulcanesimo a Baunei – Antonio Assorgia
  • Un bronzetto sardo (?) dalla Sicilia – Alessandro Atzeni
  • Una fase nuragica misteriosa – Giacobbe Manca
  • Il nuraghe Longu di Chiaramonti – Paolo Lombardi e Gigi Rocca
  • Ida Comaschi Caria, la grande paleontologa sarda – Giovanni Graziano Manca
  • Mistificazione Storica – Andrea Muzzeddu
  • Nobiltà spagnola, piemontese e i sardi – Giovanni Enna
  • La sarda rivoluzione incompiuta (1793-1802) – Peppino Pischedda


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Numero 64 – I Semestre 2024

Disponibile da Maggio 2024, il nuovo numero 64 di Sardegna Antica

In copertina Su Nuraxi di Samatzai, accompagnato nel retro dal misterioso Casteddu de Fanaris e dal curioso Su Sonadori di Villasor. Questi tre edifici preistorici campidanesi saranno analizzati in questo nuovo fascicolo da Giacobbe Manca.
Maurizio Feo ci parla della triste vicenda successiva alla scoperta del tempio ipogeo di Su Benatzu, un peccato capitale.
Maura Andreoni stavolta analizzerà la storia e il posto nei miti antichi di un’animale icona della nostra isola: la pecora.
Il professor Antonio Assorgia ci racconterà della presenza di Domenico Lovisato all’Esposizione Universale di Parigi 1889, mentre Roberto Manconi ci propone un’interessante teoria sulla scarnificazione rituale nella preistoria della Sardegna.
Il nostro Sandro Garau, studioso di architettura preistorica, ci farà conoscere inediti dettagli che sfuggono agli occhi meno esperti.
Giovanni Graziano Manca continua l’opera di studio della sua città, parlandoci di Egidio Bellorini e della sua raccolta dei canti popolari amorosi di Nuoro.
Chiudono questo numero gli articoli del ritrovato Andrea Muzzeddu, di Giovanni Enna sulla riforma agraria del risorgimento in Sardegna, e di Peppino Pischedda sul grande Emilio Lussu.

Sommario

  • Peccato Capitale. Il tempio ipogeo di Su Benatzu – Maurizio Feo
  • Gli Ovini, tra Natura, Storia e Mito – Maura Andreoni
  • Architettura a secco. Letture e Riflessioni – Maurizio Feo
  • Domenico Lovisato all’Esposizione Universale di Parigi 1889 – Antonio Assorgia
  • La scarnificazione rituale – Roberto Manconi
  • Tre edifici nel Campidano – Giacobbe Manca
  • Dettagli trascurati nell’Architettura preistorica – Sandro Garau
  • Egidio Bellorini, i Canti popolari amorosi di Nuoro – Giovanni Graziano Manca
  • Mistificazione e Storia – Andrea Muzzeddu
  • Risorgimento e riforma agraria – Giovanni Enna
  • Emilio Lussu, patriota e sardista – Peppino Pischedda


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Numero 63 – II Semestre 2023

Disponibile da Novembre 2023, il nuovo numero 63 di Sardegna Antica

Come suggerito dalla copertina questo nuovo fascicolo è in parte dedicato ad Aritzo con due lunghi articoli: uno sul suo bellissimo paesaggio archeologico e geologico di Alessandro Atzeni, e uno sulla sua ricca storia e tradizioni, a cura del sistema museale di Aritzo.
Segue la seconda parte dell’ articolo di Maurizio Feo sull’archeologia con precisi riferimenti ai monumenti e agli archeologhi sardi.
Lorenzo Scano ci rivela gli interessanti antefatti al famoso restauro sulle statue di Monti Prama a Li Punti, nei quali fu coinvolto in prima persona.
Maura Andreoni continua l’analisi degli elementi iconografici legati al mondo botanico presenti sulla bandiera italiana, incominciata nel precedente numero con l’olivo che, insieme alla quercia, cinge l’emblema che arricchisce il tricolore nella variante navale di Stato.
Il professor Antonio Assorgia ci farà conoscere i primi studi sul vulcanesimo in Sardegna, mentre Giovanni Enna stavolta indaga sul rapporto tra i famosi templari e la nostra isola.
Nello Bruno continua i suoi studi linguistici analizzando il sostrato arcaico dei dialetti sardi che svela relitti semitici.
Peppino Pischedda ci parlerà di Vincenzo Sulis, patriota sardo e vittima dei Savoia, Giovanni Graziano Manca ci farà conoscere il progettista della cattedrale di Nuoro, Fra Antonio Cano, e Gian Gabriele Cau ci svelerà il contenuto di due epigrafi nelle chiese di San Pietro di Sorres e San Pietro di Oschiri.
Infine il commosso ricordo di Giacobbe Manca per una cara amica della Sardegna, la regista e antropologa friulana Cristiane Rorato.

Sommario


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Numero 62 – I Semestre 2023

Disponibile da Maggio 2023, il nuovo numero 62 di Sardegna Antica

Apriamo questo numero con un articolo che potrebbe apparire sostanzialmente provocatorio, ma che costituisce soltanto un insopprimibile grido di dolore volto a ottenere – finalmente! – il dovuto rispetto e la salvaguardia dei monumenti. La sconcertante vicenda è raccontata dall’incontenibile vena critica dell’archeologo ambientalista Lorenzo Scano, che ricostruisce l’infierire progressivo del maltrattamento attuato sul famoso monumento di Monte d’Accoddi.
Certo non sono le uniche vestigia incomprese e travisate da questa archeologia sarda bipolare, ma forse mai con così pervicaci e ingiustificate colpe. Non consola che la vicenda del nostro, trovi una sorta di fatti paralleli in ciò che accadde anche a Stonhenge in Inghilterra. Le vicende a cui questo monumento fu sottoposto dal dopoguerra a oggi, hanno dell’incredibile. Da ultimo fu ricostruito nelle parti alte con una ridicola gradinata completamente adespota per struttura e materiali: espressione vergognosa e immatura di istituzioni che giungono a creare un sito archeologico irreale e fasullo, ingannatore, violandone la natura originaria, forzando il monumento verso un quadro culturale e cronologico improprio.
Segue un articolo di Maurizio Feo in due parti: la prima riguarda l’archeologia in generale, quella internazionale nei suoi progressi evolutivi fino ad oggi; nella seconda parte (che leggeremo nel prossimo numero 63) compariranno più precisi riferimenti ai monumenti e agli archeologhi sardi.
Maura Andreoni ci intrattiene, sempre piacevolmente, con un breve e interessante excursus tra botanica, storiografia e mito, tratto dal suo libro “Alberi fiori e frutti nelle bandiere di stato”.
Una richiesta epistolare d’informazioni sull’oleandro – pianta spontanea onnipresente in Sardegna – è stata provvisoriamente soddisfatta da M. Feo: se i lettori dovessero avere validi contributi circa ambiente, fauna e flora della Sardegna, Storia, Tradizioni popolari, Arte i loro scritti saranno certamente ben accetti e presi in considerazione per la stampa.
Con un articolo intransigente: “Se crediamo a Platone”, M. Feo risponde – si spera definitivamente – ai reiterati inviti a parlare dell’ipotesi Atlantide/Sardegna, divenuta tanto di moda.
Numerose in questo numero sono le recensioni: alcune esprimono il nostro entusiasmo nei confronti di testi di cui si caldeggia la lettura; altre sono meno favorevoli, pur se talvolta riferite a scritti culturalmente validi, ma meno accessibili al vasto pubblico.
“Spigolando tra lessico e numeri”, di Giacobbe Manca, dà corpo e anima al detto latino: castigat ridendo mores: ci strappa sorrisi velati di tristezza mentre espone le carenze e le implicite malefatte croniche di una casta archeologica sarda irrimediabilmente inconsistente.
Nello Bruno ci conduce per mano, lungo percorsi – per tanti inconsueti – delle etimologie e dell’evoluzione dell’espressione verbale, stimolando nuove considerazioni (e dubbi!) su infondate acquisizioni linguistiche.
In un articolo d’economia, Giovanni Enna porta alla nostra attenzione interessanti dettagli storici pertinenti al lungo periodo d’interazione Fenicio- Punica con gli isolani sardi. Lo stesso, in un secondo articolo, ci rivela il molto tormentato periodo, poco conosciuto, dei circa 80 anni di dominazione vandalica e i conseguenti contrasti con la Chiesa e la popolazione locale.
Peppino Pischedda espone in dettaglio quale grande dose di coraggio fosse necessaria a una femminista ante litteram della seconda metà del ‘700 – Marie Gouze – per sostenere tesi che oggi (grazie a molte eroine interamente spese per la causa) sembrano quasi ovvietà: il vocabolo “femminista” fu coniato dopo la sua morte per decapitazione.
Pietro Martis offre una breve, eccellente istantanea di come un non sardo possa perdutamente innamorarsi dell’isola e dei suoi abitanti, solo per l’aver vissuto con loro durante un lavoro commissionato dal re piemontese: il rifacimento dell’ormai disastrata strada romana a Caralis Turris Libisonis, di cui Carlo Felice avocò a sé l’intero merito con una molto inopportuna statua.
Gian Gabriele Cau ritorna ancora sui sorprendenti studi epigrafici, osservabili sulle pareti di Sant’Antioco di Bisarcio. I curiosissimi e interessanti graffiti, sono raccontati dall’autore attraverso vivide “immagini filmiche”, com’egli riferisce, tra fede e storia.
Alessandro Atzeni e Sandro Garau, collaudata squadra sinergica di Architettura Preistorica, comunicano il loro più recente studio sul particolarissimo nuraghe complesso Duvilinò (Orgosolo), con con foto e rilievo planimetrico. I nostri propongono l’apparentamento con altri già noti edifici, analoghi per particolarità costruttive e nel contempo individuano una categoria di edifici che battezzano “nuraghi arroccati”. Con una convincente e attenta descrizione, mostrano – com’è d’uopo per archeologi preistorici – una grande sensibilità per i componenti delle strutture ed esplicitamente auspicano, nuove modalità tecnologiche di studio.

Sommario

  • Monte d’Accoddi, la costruzione misteriosa – Lorenzo Scano
  • Dove va l’Archeologia – Maurizio Feo
  • L’olivo, un simbolo di pace sulle bandiere – Maura Andreoni
  • Il sorriso ingannatore – Maurizio Feo
  • Se crediamo a Platone – Maurizio Feo
  • Spigolando tra lessico e numeri – Giacobbe Manca
  • La terra A-bitata: Casa-Territorio-Popolo o del pensiero primitivo – Nello Bruno
  • Interazione economica tra Fenici, Punici e Sardi – Giovanni Enna
  • La chiesa sarda durante il periodo vandalico – Giovanni Enna
  • Recensione libro di Giacobbe Manca “Archeologia di Sardegna” – Maurizio Feo
  • Olympe de Gouges 1748-1793 – Peppino Pischedda
  • Carbonazzi, il suo stradone e il sigillo di Carlo Felice – Piero Martis
  • Episodi di guerra medievale nei graffiti di Sant’Antioco di Bisarcio – Gian Gabriele Cau
  • Il nuraghe Duvilinò e i “Nuraghi Arroccati”Alessandro Atzeni e Sandro Garau


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Numero 61 – II Semestre 2022

Disponibile da Novembre 2022, il nuovo numero 61 di Sardegna Antica

Il numero 61 della Rivista Sardegna Antica, si presenta denso di argomenti intreressanti, che ci sembrano adatti al periodo che stiamo attraversando: si parla infatti di Salute, come anche di Guerra Mondiale, senza dimenticare il nostro costante imperativo, che consiste nella corretta interpretazione della storia della Sardegna. Vediamo una breve rassegna delle ricerche e gli studi proprosti al vostro gradimento.
Per prima, M. Andreoni, con l’articolo Homo Patiens, accoglie egregiamente il lettore, accompagnandolo tra magia, religione e medicina del mondo antico: lo guida sicura tra le acque curative sarde di Fordongianus, attraverso l’Etrusca Disciplina, le pratiche medico-superstiziose greche e latine, fino alla nascita del simbolo del Caduceo, quasi alle soglie della scienza medica. Seguono due articoli di M. Feo, volti a ribadire i validi motivi dell’equidistanza di Sardegna Antica sia dalle imprecisioni dell’Accademia (Pietà religiosa e vanità terrena) su cronologia e interpretazione materiale), sia dalla “Fantarcheologia” di molti non addetti ai lavori (Gil Gamesh. L’eroe e la scrittura) circa l’invenzione della “scrittura nuragica”. A. Assorgia (Il Supramonte di Baunei) descrive e spiega le fascinose meraviglie geologiche, archeologiche e botaniche del Monte di Baunei, rivelandone alcune ignote e proponendo nuove prospettive di ricerca. G. Manca (Danza Nuragica) interviene con un’ulteriore sua critica – sarcastica e umoristica, come d’uso, ma sempre didattica e ben argomentata – verso l’atteggiamento superficiale e inconcludente dell’Accademia sarda nei confronti della civiltà nativa, cui restano dunque scarse possibilità d’essere compresa e conosciuta.
A. Atzeni (La prima alabarda in Sardegna) ci offre un sintetico, ma veramente ottimo esempio di archeologia interpretativa, dimostrando che essa è possibile anche in Sardegna: una fresca ventata di benvenuta razionalità, fonte di ottimismo.
Seguono due articoli d’argomento bellico, visti i tempi attuali: il primo è di G. Enna (La Grande Guerra e l’epopea della Brigata Sassari), che rievoca anche da un punto di vista sardo, rilevanti fatti storici, economici e di costume, che prepararono, accompagnarono e seguirono alla Grande Guerra; il secondo è di P. Pischedda (I Dimonios e Raimondo Scintu), che fa rivivere l’Eroe Scintu, la Brigata Sassari e aneddoti poco noti di valore, dedizione ed eroismo isolano. Insieme, i due articoli compongono un unico racconto in cui sembra d’intravvedere – per un momento – il genio di Emilio Lussu, che firmò un terribile diario resoconto (l’unico esistente!) della Prima Guerra Mondiale.
Quindi C. Maccioni (Il Fuoco. Francesco Ciusa e Sebastiano Satta) espone un ben documentato studio, veramente interessante e pieno di riferimenti, nel quale svela un parallelo tanto artistico, quanto profondamente umano tra i due amici e artisti nuoresi, partendo da un bassorilievo donato dal Ciusa al Satta e accompagnando quest’ultimo – il più anziano – oltre la prematura scomparsa per malattia, fino al monumento funebre dedicatogli dall’amico scultore.
Giovanni Graziano Manca (Marcello Serra nel cinema documentario sardo) descrive il Serra come un sardo che voleva far conoscere l’amata terra al vasto pubblico televisivo. Spiega che il suo modo di documentare l’isola come un luogo magico, forse mentiva un poco (certamente non quanto si mente oggi in costosissimi filmati infondati!), quasi mostrandosi in attesa di un fulgido futuro che, purtroppo, ancora non è arrivato.
Infine Nello Bruno (Su Irgu Marras) spiega, per gli amanti delle lingue e dell’etimologia, la derivazione forse semitica di una definizione dialettale sarda per un fenomeno naturale come i lampi a ciel sereno. A quanto pare la spiegazione passerebbe per quel simpatico e raro mammifero marino noto come “bue marino”, la foca monaca: altrimenti, la denominazione dialettale non troverebbe una plausibile spiegazione. Completa le pagine di questo numero la citazione di tre libri interessanti: uno è “Sorprendenti piante del Friuli” (di S. Costantini e A. Moro), un altro riguarda le “Statue di Mont’e Prama” (di P. Secci) e un terzo “1802, La rivoluzione che non ci fu” (di G. e A. Muzzeddu).

Si segnala che le opinioni espresse nelle relative recensioni sono valutazioni personali e che certo non avremmo perso tempo con analisi di libri che non meritano menzione. Infine, a proposito di libri, è forse il caso di annunciare l’imminente edizione di uno nuovo dell’archeologo G. Manca, che è tanto poco atteso quanto sarà sorprendente: “Archeologia dell’Isola Selvaggia: from an original idea by Duncan Mackenzie”, di cui si mostra la copertina. Il titolo bilingue allude al fatto che si tratta di un’affidabile traduzione – commentata e spiegata da Manca – dall’originale inglese dei testi dell’archeologo scozzese, inviato in Sardegna dalla British School of Rome. Lo stesso che Arthur Evans aveva scelto come compagno per scavare a Cnosso. Nel nuovo libro di Manca si descrivono gli eventi, talvolta contorti e complessi, che impedirono una pronta traduzione e divulgazione degli scritti originali. Si sottolineano gli errori in cui incappò lo scozzese, solo apparentemente bene accolto dagli archeologi sardi coevi. Si racconta come avvenne che tali errori di valutazione architettonica furono presi per veritieri in accademia e riproposti pedissequamente, senza alcun senso critico, né dubbi in altri testi.
Insomma, non è solo un libro di archeologia sarda: è anche – e soprattutto – un resoconto di storia dell’archeologia sarda degli ultimi anni, così come può legittimamente raccontarla chi quegli anni ha vissuto in prima persona. La veste grafica è curata da un ottimo tecnico di scuola moderna e richiama i contenuti attraverso gli schemi dei monumenti analizzati. Nel retro copertina è il ritratto di Mackenzie è reso con una tecnica elettronica attraverso i suoi stessi scritti inglesi. Il CSCM e la Grafica del Parteolla sono certi che l’opera sarà rivoluzionaria per l’Archeologia sarda.
Un libro che non prenderà polvere su uno scaffale…

Sommario

  • Homo patiens – Maura Andreoni
  • Pietà Religiosa e Vanità Terrena – Maurizio Feo
  • Ghilgaméš. L’eroe e la scrittura – Maurizio Feo
  • Il Supramonte di Baunei, nuove scoperte – Antonio Assorgia
  • Danza Nuragica – Giacobbe Manca
  • La prima alabarda preistorica in Sardegna – Alessandro Atzeni
  • La Grande Guerra e l’epopea della Brigata Sassari – Giovanni Enna
  • I Dimonios e Raimondo Scintu – Peppino Pischedda
  • Il Fuoco: Francesco Ciusa e Sebastiano Satta – Carlo Maccioni
  • Marcello Serra e il cinema documentario sardo – Giovanni Graziano Manca
  • Su Irgu marras- Nello Bruno

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Numero 60 – I Semestre 2022

Disponibile da Aprile 2022, il nuovo numero 60 di Sardegna Antica

Il fascicolo 60 vuol dire 30 anni d’impegno culturale
Il n° 60 di Sardegna Antica significa ben 30 anni continuativi di lavoro per una divulgazione appassionata, condotta da una Redazione non retribuita, per una Rivista che si pregia di mantenere la propria completa indipendenza intellettuale e di non ricevere finanziamenti, pubblici o privati, salvo il sostegno dei nostri abbonati e dei lettori.
Oggi possiamo affermare che nessun’altra rivista concorrente in campo storico-archeologico, può vantare un analogo ragguardevole primato, che per noi è già un lodevole traguardo. A fronte – possiamo aggiungere serenamente – di un prezzo di copertina che resta più basso di qualsiasi altro e che corrisponde alle ineliminabili spese di stampa e di spedizione.
In più, Sardegna Antica può vantare di avere sempre proposto ai propri attenti lettori la più verosimile verità scientifica, frutto di piccole ricerche, laddove altre iniziative non esitano certo a inseguire le richieste di un pubblico di bocca buona, che predilige la favoletta mitica, l’interpretazione “identitaria”, o – peggio – la strumentalizzazione del fatto storico, o dell’informazione archeologica.
Ecco quale è oggi – per tutti noi – il vero significato di questo numero: si tratta di trenta anni continuativi di un sogno che continua, di un impegno nei confronti del Lettore e di amore per la verità della comune Storia trascorsa. Di quanto sopra, abbiamo esplicita conferma nel riscontro del pubblico di lettori, a cui va il nostro sentito, sincero ringraziamento.

Sardegna Antica n. 60 esce in tempo, malgrado tutte le difficoltà redazionali di questa incresciosa “temperie culturale”. Ci sembra un buon numero, nel quale si toccano tutti i temi cari alla nostra filosofia editoriale. La rivista apre con R. Perissutti, con molte profonde riflessioni antropologiche. Segue un’importante novità di A. Assorgia sul vulcanesimo a Baunei. M. Feo espone considerazioni importanti a proposito di dettagli poco noti dell’indagine a Duos Nuraghes. In un secondo articolo di archeologia, A. Atzeni documenta in modo gradevole e preciso i motivi per cui il Nuraghe Ferralzos di Suni merita qualche primato. Pia Avis, di M. Andreoni, fornisce un quadro completo delle disavventure biologiche e delle imprese letterarie della cicogna bianca, in anticipo con la sua stagione d’arrivo in Sardegna. Per la Storia locale, P. Pischedda ci rivela altri oscuri capitoli della vergognosa vicenda delle Carte d’Arborea, mentre Giov. G. Manca ci parla del degrado dei beni culturali di Nuoro. Intanto speriamo in un prossimo futuro di potere ospitare storie locali più edificanti! G. Enna propone una spiegazione economica degli antichi mercati mediterranei, nel complicatissimo periodo del crollo dell’Età del Bronzo. Segue una critica al vetriolo, con cui G. Manca descrive i gravi misfatti perpetrati più volte sul Nuraghe Santa Barbara (vero San Sebastiano!): alcuni sono interventi pratici spacciati per restauro, altri sono descrizioni false e impossibili, che dimostrano la pochezza di certi “archeologi” nostrani e stranieri. Una bella provocazione marinaresca di L. Scano riporta la navigazione antica sulle nostre pagine, rivalutando il personaggio “eretico” di Thor Heyerdahl, studioso sperimentatore. Per la nuova linguistica, N. Bruno visita le radici della lingua sarda, richiama regole d’indagine scientifiche e avverte dell’appartenenza di molte parole al greco antico, non dal bizantino. A. Cabiddu richiama il tema dello spopolamento del centro Sardegna, correlato a rilevanti problemi economici, zootecnici e ambientali poco conosciuti, ma condivisi con tutta l’Europa, a cui si dovrà porre rimedio. P. Cannella chiude il fascicolo narrando, in chiave sbarazzina, le complicate vicissitudini di tre santi sardi.

Tre recensioni completano questo numero: la prima – una piccola perla poco nota del Taramelli – spinge a riflessioni molto amare sul presente dell’archeologia isolana; la seconda, in breve sintesi, dice perché il libro “Grandi Statue Sarde” sia necessario per tutti i sardi che vogliano conoscere il proprio passato; la terza porta una godibile, pacata nota critica descrivendoci il “Dizionario Etimologico Dorgalese” di A. Deplano. Un augurio di buona lettura, di buona Primavera ed estate a tutti i nostri lettori e alle loro famiglie.

Sommario

  • Una folla di ominidi – Rosanna Lupieri Perissutti
  • Scoperta geologica a Baunei – Antonio Assorgia
  • Duos Nuraghes di Borore – Maurizio Feo
  • Ferralzos di Suni: un nuraghe da primato – Alessandro Atzeni e Sandro Garau
  • Pia ăvis – Maura Andreoni
  • I tre canonici – Peppino Pischedda
  • Beni culturali di Nuoro e il loro degrado – Giovanni Graziano Manca
  • Antichi mercati globalizzati – Giovanni Enna
  • Santa Barbara o San Sebastiano? – Giacobbe Manca
  • I Fenici attraverso l’oceano – Lorenzo Scano
  • La lingua perduta e il sostrato arcaico- Nello Bruno
  • L’Ogliastra in Europa – Andrea Cabiddu
  • “Chi l’ha visto?” – Paola Cannella

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Numero 59 – II Semestre 2021

Disponibile da Ottobre 2021, il nuovo numero 59 di Sardegna Antica

La fotografia dell’ultimo nuraghe rintracciato (a seguito di vaghe segnalazioni) nella Foresta Burgos, sembra suggerire che anche nell’America Latina ci possano essere i nuraghe. La straordinaria suggestione è offerta dal nuraghe Paule Ruja (Illorai).

Il Numero 59 della Rivista vede la conclusione del chiarimento didattico-scientifico sulle statue di Monti Prama, affrontato in maniera esaustiva nel numero precedente. Vedono la conclusione gli articoli di Carlo Tronchetti e Maurizio Feo, inoltre un’esegesi curata da Giacobbe Manca sull’articolo di Giovanni Lilliu apparso per la prima volta nel 1983 sul numero 2 di Sardigna Antiga e riproposto nel numero 58.

Il prossimo numero sarà d’anniversario e di quelli importanti:

Si festeggiano i 30 anni di Sardegna Antica e 40 complessivi di studi cominciati nel 1982 con “Sardigna Antiga”!

Sommario

  • Capricci al cemento – Giacobbe Manca
  • Is gherreris nuragicus de Monti Prama de Giuanni Lilliu [esegesi] – Giacobbe Manca
  • Nascita degli Dei – Rosanna Lupieri Perissutti
  • Pinna Nobilis: uno scrigno da salvaguardare – Maura Andreoni
  • Presenza ebraica in Sardegna – Giovanni Enna
  • La statuaria di Monti Prama – Aspetti e problemi (seconda parte) – Carlo Tronchetti
  • Le grandi statue sarde (quarta parte) – Maurizio Feo
  • C’era una volta… due locoe – Salvatore Pinna
  • Mario Candia e Giulia Grisi, maggiori lirici dell’800 – Peppino Pischedda
  • Geologia a Baunei – Salvatore Pinna
  • Sull’antico lamento funebre, tracce nel rito odierno (3) – Andrea Muzzeddu
  • Sotto le corone nuragiche –  risuonava la lingua di Omero? – Nello Bruno
  • La Koinè mediterranea – il cibo, le navi, le parole – Lorenzo Scano
  • Quando si dice cupola – Franco Romagna

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Numero 59 – II Semestre 2021 Leggi tutto »

Numero 58 – I Semestre 2021

Disponibile da Aprile 2021, il nuovo numero 58 di Sardegna Antica

In prima di copertina: Iconografia pertinente le statue di Monti Prama con la copertina di Sardigna Antiga n.1 del 1983, che per prima parlò di statue.

Il Numero 58 della Rivista tratta finalmente un argomento a lungo sollecitato dai lettori di Sardegna Antica. Mira a un bersaglio molto ambito: un aggiornato chiarimento didattico-scientifico sulle statue di Monti Prama, cui si giunge dopo una “preparazione” sviluppata nei due numeri precedenti. Sarà – crediamo, immodestamente – un numero da collezione, unico e irripetibile, nel quale le Grandi Statue Sarde sono un argomento di gran peso, in tutti i sensi. Ad onta della sintesi, non tutto il ponderoso argomento ha potuto trovare posto in un unico numero.

Alcune imprescindibili considerazioni conclusive seguiranno nel fascicolo n. 59…

[………..] Leggi l’Editoriale completo di Giacobbe Manca

Sommario

  • La statuaria di Monti Prama – Aspetti e problemi – Carlo Tronchetti
  • Le grandi statue sarde – Maurizio Feo
  • Le statue di Cabras – Il contesto culturale – Lorenzo Spano
  • Is gherreris nuragicus de Monti Prama – Giuanni Lilliu
  • Giove Dolicheno – Maura Andreoni & Francesca Vecchi
  • Archeologia e Università – In attesa di Copernico e Galileo – Giacobbe Manca
  • Di rivoluzione in rivoluzione, da ominide a uomo – Rosanna Lupieri Perissutti
  • Forme di vita ancestrali e paesaggi esotici di Baunei- Antonia Angela Tronci
  • Sull’antico lamento funebre, tracce nel rito odierno – Andrea Muzzeddu
  • Riti e culti funerari nella Sardegna antica – Giovanni Enna
  • Linguistica storica – Nello Bruno
  • Silvestrone sardo, campione mondiale della Vitis silvestris – Mario Fregoni
  • Editoriale

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Numero 57 – I Semestre 2020

Disponibile da Settembre 2020, il nuovo numero 57 di Sardegna Antica

In prima di copertina: La Dama de Baza, Spagna, Museo Arqueologico Nacional Madrid.

Questo numero della Rivista giunge in ritardo, in quanto la malattia covidale ha ostacolato per mesi tutte le attività umane.

Per qualche tempo, l’incertezza per il futuro ha stornato l’attenzione di ognuno da tutto ciò che non fosse in diretto rapporto con l’essenziale e con la sopravvivenza.

Oggi, seppure nessuno di noi possa dirsi ancora certo del futuro, abbiamo qualche robusto punto fermo e qualche speranza in più: e la Rivista rivede la luce, finalmente, perchè almeno qualcuno ha ripreso a scrivere e a leggere…

[………..] Leggi l’Editoriale completo di Maurizio Feo

Sommario

  • La grande statuaria parte seconda – Italica ed Europea – Maurizio Feo
  • Tigellio, musico e per di più sardo – Maura Andreoli
  • Sumeri e Accadi, dei e destini – Rosanna Lupieri Perissutti
  • Forme di vita ancestrali e paesaggi esotici di Baunei – Antonia Angela Tronci
  • Archeologia e Università – Giacobbe Manca
  • Sull’antico lamento funebre, tracce nel rito odierno – Andrea Muzzeddu
  • Economia di mercato e radici cattoliche – Giovanni Enna
  • Le Carte d’Arborea, ovvero falsi e falsari – Peppino Pischedda
  • La villa di Ollini, confini medioevali in lingua sarda – Salvatore Pinna
  • Nuoro diventa Provincia – Giovanni Graziano Manca
  • La macchina della verità, ll cinema documentario di Vittorio de Seta – Ignazio Figus
  • Libri & Libri
  • Editoriale

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