Su Nuraxi di Samatzai
In una foto dal drone che ne reclamizzò l’esistenza, il Su Nuraxi di Samatzai appariva come un edificio esteso e molto articolato composto dalla torretta centrale e da una coorte poco chiara di passaggi e torrette, alcune distinte e altre confuse tra le rovine ubiquitarie: dunque non esattamente enumerabili nella disposizione attorno alla prima.
Le linee vaghe lasciavano dubbi che potesse trattarsi di un pentalobo o, addirittura, un esalobo.
Urgeva una visita al sito. All’osservazione sul luogo, si distinguono bene le basi di quattro torrette poste a rombo attorno alla più antica, il cui ingresso si affaccia a Sud su un piccolo cortile interno, ora assai interrato per almeno m 1,50, i cui muri e le torri affiancate sono uniformemente smantellate all’altezza detta: in altre parole fin quasi ai filari di base.
Nulla si può dire su come fossero disposte le vie di transitabilità interna, che di norma convergono in ampia parte al cortile posto davanti all’accesso della torre centrale…
Su Sonadori di Villasor: un “simil-esalobo”
Dagli anni ’70, cioè “un pugno” di lustri dallo scavo di Su Nuraxi di Barumini, si vagheggiava nei corridoi dell’esistenza di un segretissimo esalobo.
In concreto però non è mai stato pubblicato da nessuno un nuraghe così edificato. Pentalobi, invece, se ne conoscono tre: oltre all’Arrubiu, Pitzu Cummu di Lunamatrona e Cobulas di Milis.
Qualche tempo fa, in Internet qualcuno cominciò a diffondere immagini di alcuni edifici assai complessi e persino fascinosi, specie se le foto erano prese dall’insolito punto di vista zenitale. I colori pastello sono galeotti… e con l’elettronica chissà quanto ancora si potranno imbellettare… i nuraghe, ma talvolta gli edifici sono difficilmente interpretabili nella reale complessità architettonica. Sono immagini da cui non si estrapolano contenuti scientifici.
Il reclamizzato “complesso” Su Sonadori di Villasor, per esempio, in bella evidenza e poca vegetazione, appare appunto come un esalobo fin troppo simmetrico: sei edifici circolari appaiono disposti, con regolarità ipnotica, attorno a una torretta piccola e semplice.
Diviene imperativo andare a vedere e analizzare questa rarità ben composta, semplicemente per “toccare con mano” ogni cosa, con i piedi per terra: vederne le tecniche costruttive e le concrete dimensioni…
Nuraghe Ui, Casteddu de Fanari e una “fase” misteriosa
E’ necessario partire da alcune delle tombe di giganti che mostrano particolari costruttivi che rimandano a strutture proprie di altrettanti nuraghe.
Raramente si trovano analoghe tecniche costruttive nelle tombe di giganti e nei nuraghe, ma talvolta capita. La distinzione fra le tecniche applicate nei suddetti monumenti non è netta.
Osserviamo ora una realtà stratigrafica esistente in entrambe le tombe n. 2 e 3 di Gremanu/Madau (Fonni). Per brevità osserviamo la parte basale di camera nella tomba 3, che è fatta di piccoli conci o lastrine. La parte sovrastante è resa con tecniche e materiali completamente diversi, così che a prima vista domina estesamente la fase meno antica, nella quale si evidenzia un muro realizzato con grandi lastre poste ortostate o di coltello, anche spesse. Specialmente le pareti esterne si configurano come un placcaggio raffinato, disposto sia attorno alla camera, sia davanti e dietro all’esedra.
L’evidente diversità delle parti basali nella tomba 3 e di tutto l’interno della tomba 2, costituite da lastrine e piccoli conci dalla sagoma inconfondibile, garantisce la specificità sia dell’una, sia dell’altra tomba.
Questa sovrapposizione tecnico-costruttiva, che rimanda alla medesima cronologia relativa, si ritrova singolarmente nel nuraghe Ui di Chiaramonti.
L’edificio è ampiamente smantellato e spogliato da non poterne ricavare la planimetria, né la consistenza del complesso. Solo infilando la testa in un’apertura ampia quanto le spalle, creatasi nel lato SSE, per l’asportazione di grossi blocchi basaltici che paiono comporre il tutto, s’intravede una camera ampia, composta da un alto anello basale organico di circa due metri, edificato con piccoli conci o lastrine di una pietra chiara che, vista a distanza pare essere una sorta di calcarenite. Sull’anello basale il muro s’innalza con conci di basalto, di buona dimensione e ben composti. In sostanza, in questo nuraghe si osserva la stessa successione stratigrafica muraria che si può osservare nelle citate t.d.g. di Fonni; l’identità stratigrafica in particolare è con la tomba n. 3, la cui camera antica a piccole lastre calcaree appare regolare come nel nuraghe Ui.
Un ulteriore, inaspettato esempio di parallelismo tecnico col nuraghe Ui di Chiaramonti e quindi con le due tombe di giganti di Madau, si trova in un’ampia camera del nuraghe complesso esistente all’interno del recinto turrito detto Su Casteddu de Fanari – a confine dei territori comunali di Decimoputzu e Vallermosa, posto a coronare una collina miocenica mammellonare ai cui piedi passava un’antica via dei metalli, tra l’Iglesiente e la città di Cagliari…
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