Il Nuraghe Longu di Chiaramonti

La regione storica Anglona, nel Nord della Sardegna, si gloria della presenza di numerosissime e particolari testimonianze preistoriche. Anche le più antiche tracce della presenza umana nell’isola ci giungono proprio da questo territorio: ben noti sono i ritrovamenti di utensili litici di selce in tecnica detta Clactoniana, attribuiti al paleolitico inferiore e datati da 250 a 700 mila anni. Esse provengono dalle balze quaternarie dislocate lungo il Rio Battana (detto anche Altana), nel tratto che scorre tra Martis, Laerru e Perfugas prima d’immettersi nel maggiore fiume Coghinas.
Il territorio è anche ricco di documenti monumentali e di reperti ascrivibili al Neolitico, attestato fin dalla fase media detta cultura di Bonu Ighinu. La straordinaria statuina, o veneretta di Dea Madre è una tra le numerose suppellettili: l’unica conosciuta con un bimbo tenuto al seno. L’oggetto è parzialmente mutilo, ma innegabilmente nella frattura è riconoscibile la sagoma del poppante.
Alla fase neolitica appartengono anche splendide domos de janas scavate nella roccia, che in quest’area sono spesso ricche di bassorilievi zoomorfi o teriomorfi (cioè, motivi magico-religiosi, che evocano animali o divinità totemiche a essi correlate) scolpiti nelle pareti. Questi singolari monumenti sono tombe collettive e risalgono almeno al Neolitico Medio, con una grande diffusione dalla fase recente.
In questi monumenti gli scalpellini mostrano sia una grande maestria nell’esecuzione, sia una profonda conoscenza degli affioramenti da scavare e delle pietre da utilizzare per riuscire ad aggredirli, scavando e decorando in diverso modo le sepolture.

L’indagine sul nuraghe Longu riporta alla piena Età del Bronzo e le peculiarità di questo nuraghe ci inducono a pensare che quegli antenati lontani, costruttori di rara maestria e intelligenza, abbiano ereditato le grandi abilità nella lavorazione della pietra da quei lontanissimi scalpellini neolitici, che oggi si apprezzano per i loro edifici a bastione e le torri preistoriche, chiamati nuraghe in Sardegna e così noti nel mondo.
La ricerca che da anni ci spinge a visitare e studiare queste straordinarie costruzioni, non a caso ci ha portato spesso nei territori dell’Anglona, una delle regioni dell’Isola particolarmente ricca di monumenti. Fra questi è pure ampia la casistica delle varianti, le cui specificità offrono il destro per arricchire sia le conoscenze architettoniche, sia la possibilità di prospettare le linee di un progresso generale, nelle tecniche e nel pensiero progettuale.
Il nuraghe Longu di Chiaramonti si trova in località Funtana Saltza, facilmente individuabile percorrendo la statale 672 verso Tempio, sulla sinistra, dopo circa 2 km oltre il più noto e ben visibile nuraghe Ruju, a brevissima distanza dalla strada, ma precluso alle visite. Il Longu è costruito con la locale trachite rossa. Un marcato e secolare spietramento lo ha ridotto alla sola camera basale; ne ha occluso l’ingresso rivolto a Sudest e messo in luce la rampa intermuraria, dalla quale oggi è possibile l’accesso. L’esterno è facilmente leggibile solo nel lato Nord-Nordest, laddove si apprezza la raffinata disposizione e lavorazione dei conci di blocchi disposti in filari; in questo lato la torre si eleva per 5 metri abbondanti sulle macerie. La muratura residua emerge dall’accumulo della rovina e lascia ipotizzare una struttura complessa dalle dimensioni di maggiori dimensioni. L’ispezione interna della torre può avvenire solo inerpicandosi sul materiale d’accumulo causato da spoliazione, fino a giungere quasi al colmo. Un incredibile squarcio aperto sul vano scala/rampa mostra subito misure da record: una larghezza di metri 1,50 alla base e di 1,10 al colmo del vano è indiscutibilmente eccezionale e finora unica.

Attraverso la posizione scomposta dei conci trachitici resta uno squarcio tra le murature, dal quale è possibile riconoscere l’esito di un vano intermurario, differente dalla camera basale, che è ricavato in uno spessore murario usualmente non vuotato nelle torri nuragiche Volendo dare una descrizione semplicistica vagamente orientativa a chi non ha mai varcato l’ingresso di queste torri preistoriche, si potrebbe dire che questi antichi edifici sono sostanzialmente costituiti da più paramenti concentrici, quasi gusci multipli, che racchiudono le camere disposte in genere fino a tre livelli; attorno a esse sono gli spazi dei vani di servizio: un apprestamento dell’ingresso, nicchie, rampe per giungere ai piani alti, ma anche vani accessori non canonici, anch’essi raggiungibili per mezzo di scale sussidiarie o attraverso botole servite da scale in legno. Il nuraghe Longu fa parte di una nutrita lista di torri che – limitandoci a guardare nella sola Anglona – sono appunto note per la presenza in esse di vani infra-piano, da alcuni detti mezzanini, e che allo stato attuale della ricerca sembrerebbero presenti con maggiore frequenza nell’area centro settentrionale dell’isola.

Il mezzanino del nuraghe Longu entra a pieno diritto tra quelli definibili più unici che rari, potremmo quasi considerarlo come un corridoio interrotto in quota che si sviluppa da est a ovest del cono murario. La sua considerevole dimensione, che sul piano pavimentale abbiamo misurato in ben 12,60 metri di sviluppo, lo differenzia da quelli già noti che nella maggior parte dei casi terminano con un modesto spazio ricavato sopra l’ingresso.
Il vano mezzanino del Longu dal suo punto di apertura sulla nicchia d’andito oltrepassa di molto il sottostante corridoio d’ingresso. Lo stretto vano posto al colmo dell’edificio residuo, è qui descritto in modo assai parziale a causa delle condizioni deprecabili del nuraghe: noi lo definiamo mezzanino, ma uno scavo razionale del nuraghe potrebbe dimostrare che appartiene a una seconda rampa. È ora opportuno percorrere la rampa elicoidale intermuraria, dalle dimensioni inusitate e propriamente monumentali attraverso l’unica apertura che oggi consente l’accesso al monumento…

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