I candelieri di Nulvi
di Franco Stefano Ruju
Fra le feste “de ispantu” che rendono la Sardegna ricca di tradizioni quella dei Candelieri di Nulvi occupa una posizione di grande rilievo.
Tanto per cominciare è una festa all’antica: ha la sua vigilia, la sua festa vera e propria e otto giorni dopo conserva ancora s’ottava che ne sancisce la chiusura.
Piatto forte de s’ispantu i suoi candelieri che candelieri non sono. Candeliere infatti per tradizione è una struttura che regge una candela e a Nulvi non c’è niente di tutto questo.
A sfilare, con tanta devozione e sacrificio, tre giganteschi “altari” di legno scolpito, di tre colori diversi: giallo il candeliere dei contadini, verde quello dei pastori, azzurro quello degli artigiani.
La tradizione è antica di secoli e dovrebbe essere nata al tempo dei pisani. Stando al condizionale, di quella antica tradizione, Nulvi, in quanto a forma, ne dovrebbe essere il testimone più autentico rispetto agli altri candelieri che sfilano in Sardegna.
Gli statuti pisani del 1200 e del 1300 prevedevano la consuetudine dei candelieri, decretavano il tanto di cera da esporre sugli stessi e indicavano la forma che le “macchine” dovevano avere. Il “candelo” doveva essere a “tabernacolo” e sullo stesso dovevano apparire immagini di santi e di angeli in “cera nuova”.
La cera, alla fine, veniva asportata e fusa per ottenere candele. Prima osservazione: a Nulvi di “quell’asportare” fino a pochi decenni fa era rimasto un labile segno di memoria passiva, l’usanza di distruggere, a fine festa, le facciate in cartapesta dei candelieri.
Le “reliquie” venivano contese e conservate un anno intero, poi bruciate e le ceneri disperse nei campi per renderli fecondi. Il voto pisano, comunque, era quello di offrire ogni anno un tanto di cera alla Madonna del “mezo mese di Gosto”, con o senza pestilenze da esorcizzare o lenire. A Sassari e a Ploaghe gli attuali candelieri sono a “fioretto”. Perché questa sostanziale differenza con Nulvi vista la probabile stessa origine devozionale? Pura disobbedienza alla regola imposta dai padroni?
Mistero! Quelli di Iglesias, essendo di recentissima ricostruzione, non possono rientrare nella disputa che riguarda la forma. Va detto però che loro sono candelieri per davvero in quanto ne hanno la struttura e in cima recano le candele. Oltremodo diverso il discorso di Siurgus Donigala.
In questo paese, ai primi di settembre, inizio d’anno “dell’era agraria”, per la natività della Madonna sfilano enormi candele di cera trasportate a braccia da singoli offerenti. Di questa usanza ne avevo parlato tanti anni fa in questa stessa rivista.
Come allora la stessa domanda: erano quelli i candelieri votivi prima che arrivassero i pisani? E sono sempre state candele di cera a sfilare oppure erano altro? Nuovo mistero!
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