Questo numero della Rivista giunge in ritardo, in quanto la malattia covidale ha ostacolato per mesi tutte le attività umane. Per qualche tempo, l’incertezza per il futuro ha stornato l’attenzione di ognuno da tutto ciò che non fosse in diretto rapporto con l’essenziale e con la sopravvivenza. Oggi, seppure nessuno di noi possa dirsi ancora certo del futuro, abbiamo qualche robusto punto fermo e qualche speranza in più: e la Rivista rivede la luce, finalmente, perché almeno qualcuno ha ripreso a leggere…
Il punto fermo è dato dalla cognizione certa di avere l’ottima arma del distanziamento sanitario, che ha già funzionato bene e che in Sardegna è più agevole, anche per via della bassa densità di popolazione (che di per sé è già una difesa contro le epidemie!). La speranza risiede nell’eventuale prossimo vaccino (più di ventidue studi nel mondo daranno, prima o poi, qualche risultato) e nel migliore trattamento medico-farmacologico. E così oggi annunciamo i nostri programmi.
Abbiamo preparato diversi argomenti interessanti, ormai già pronti, su temi sensibili per i Sardi, che ci sono stati sollecitati da tempo e che sappiamo saranno di grande interesse non solamente per loro: tanto, che di alcuni di essi stiamo già programmando un’edizione sotto forma di libro…
A differenza dei numerosi ciarlatani che oggi predicano da tutti i pulpiti, noi non fingiamo di conoscere con assoluta certezza quale futuro ci attenda: ma siamo prudenti e ottimisti, e ci auguriamo che almeno ci permetta – questo futuro – la libertà di condividere con i lettori gli studi e le intuizioni circa il nostro trascorso comune nel Mediterraneo. Perché quello – il nostro passato – crediamo invece di conoscerlo abbastanza bene e di saperlo descrivere in modo convincente e appassionante.
A tutti un “ben ritrovati”, e carissimi auguri di cuore!