Passeggiata a Dorgali

di Giacobbe Manca

Debbo segnalare agli studiosi il grandissimo interesse che ha Dorgali: la bellezza del territorio dalle montagne dolomitiche superbe, dalle foreste incantevoli, dai golfi pieni d’incantevole azzurro, di misteriose grotte sottomarine, di antri dove sfilano come in processione di ceri le stalattiti più sorprendenti. Ma soprattutto è la gente schietta, ospitale, lavoratrice, ingegnosa, che lascia in cuore la nostalgia del ricordo, quando non incatena con le malie dell’amore”.


Così il Taramelli sintetizza, in uno scritto del 1933, il suo sincero amore per l’ameno villaggio di Dorgali e per la sua gente. L’irrefrenabile scavatore dall’ instancabile piccone, con la punta sempre lucida, aveva “scoperto” Dorgali nel 1927 e da allora mostrò un evidente legame emotivo con questo territorio e con la sua gente.

Può essere utile confermare ancora oggi come l’incanto del territorio in questione permanga immutato e altrettanto può dirsi delle qualità umane di chi lo abita.
Taramelli, spartano studioso di Preistoria, dovette lasciare più che un pizzico di cuore a Dorgali, giusto come per altre insondabili strade era successo anche al grande Alberto della Marmora, che nel maggio del 1823 si rifugiò presso il parroco di questo paese, dopo aver subito una grassazione ed essere scampato ad un grave pericolo di vita nella piana d’Isalle, per scoprire che due dei molti malviventi erano nipoti proprio di quel curato, che confessandone l’identità, in pari tempo glieli raccomandò perché impetrasse clemenza per loro, che erano buone anime, in fondo.

Come in un romanzo ottocentesco, appunto, quel potente magnanime intervenne a Cagliari presso il Viceré perché il reato fosse condonato e i legami umani si rinsaldarono viepiù, giacché il Della Marmora tenne a battesimo il primogenito del giovane ex bandito, che nel frattempo si era sposato.

Aveva intuito, il Taramelli, di là dalle incontrollabili pulsioni dell’animo, lo straordinario potenziale archeologico del vario e vasto, anzi vastissimo, territorio di Dorgali. Se fosse confermata la presenza dell’uomo paleolitico nella Valle di Lanaitto (Oliena-Dorgali), proprio ai piedi della Cordiglia di Tiscali (Dorgali), o altrove, lungo la costa (Grutta de Tziu Santoru?), si potrebbe affermare che ogni epoca preistorica è testimoniata in questo straordinario territorio, dipinto dai fascinosi calcari, dai diversi graniti e dal basalto a placche o a singolari colonne poligonali delle eruzioni quaternarie.

Egli stesso aveva segnalato diversi monumenti, alcuni di grande rilievo, come il Nuraghe Mannu, a picco sulla Codula Fuili e dominante su tutto il suggestivo Golfo di Orosei, da Capo di Monte Santo a Sud alla Marina di Cartoe e Osalla.

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