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Le grandi statue sarde

Monti Prama

Si deve ammettere che il ritrovamento delle statue fu purtroppo presentato nel modo sbagliato, fin dal principio. Nel 1974, un quotidiano sardo annunciava trionfalmente per la prima volta, ovviamente dopo avere ottenuto le notizie da qualcuno che aveva l’autorità di diffonderle:

“Si tratta di un probabile tempio punico, con colonne fittili e lignee, capitelli, grossi blocchi squadrati di arenaria e i resti di un lastricato realizzato con blocchi di basalto scalpellato. Solo uno scavo potrà chiarire la forma del monumento. Dagli elementi finora in possesso si può ipotizzare un tempietto quadrangolare, con quattro colonne in arenaria di cui sono stati recuperati quattro capitelli decorati e basi in arenaria e basalto in cui s’infilavano travi lignee”.

È già evidente nell’annuncio di allora tutto l’entusiasmo immaginifico di oggi: nulla di quanto asserito inizialmente fu in seguito confermato dagli scavi, ma la miccia di quanto sarebbe successo dopo era stata imprudentemente accesa. Nel 1977 Lilliu escludeva che le statue potessero essere funerarie: oggi ci si orienta esclusivamente verso questa ipotesi. In particolare, il “lastricato” non è mai stato rinvenuto e così il “tempio” (ma ci si ostina ad ipotizzarli possibili). I “capitelli” erano in realtà i c.d. “modelli di nuraghi” e i “grossi blocchi” vari costituiscono reperti sparsi ancora non compresi. Non si sono rinvenute “colonne fittili” e naturalmente nessuno può aspettarsi che le colonne lignee possano essersi conservate, però le si ipotizza. Infine, il sito è interamente sardo, anche se niente affatto “nuragico” e meno che mai punico.

È ormai necessario prendere le distanze da una situazione imbarazzante, in cui troppi non addetti parlano a sproposito, spesso con toni niente affatto degni della cultura, rendendo incomprensibile ai più ogni questione archeologica e storica.

Le grandi statue sarde sono solamente personaggi maschili. Sembrano anzi ispirarsi all’iconografia di alcuni “bronzetti” sardi: quelli che portano armi. In particolare, si tratta di guerrieri con spada, schinieri e scudo, di arcieri con arco, bracciale paracorda e cardiophilax e di una terza (e duplice) categoria che nei bronzetti è molto rara, mentre nelle statue è invece preponderante: i “pugili”. Il termine adottato è probabilmente inappropriato.

Chi fece le statue

Su questo argomento c’è un discreto consenso scientifico: si pensa che gli artigiani delle statue sarde fossero di cultura siriana. La prima causa di tale attribuzione è tratta dai numerosi motivi stilistici (gli occhi tondi e grandi, la loro vernice nera, le trecce fluenti, la stola sfrangiata sulla tunica, il bordo dentellato delle calze sotto gli schinieri: tutti della medesima origine orientale, di cui esistono molti esempi). Poi, esiste il dato storico di una fuga di artigiani dalle coste della Siria, effettuata su vettori Fenici, probabilmente all’epoca del loro primo arrivo in Sardegna. Ciò daterebbe lo sbarco degli artigiani nella seconda metà del IX secolo a.C.

LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO SU SARDEGNA ANTICA N.58

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