La Grande Statuaria

È necessaria una certa pazienza al fine d’ottenere la rappresentazione completa di un quadro composito. Esso si è andato componendo in un lunghissimo periodo di tempo, in varie aree geografiche distanti tra loro e presso differenti culture, confermando alla fine che esiste un unico meccanismo creativo sottostante, che è proprio dell’Uomo.

La statuaria è solo una delle numerose espressioni dell’Arte, in particolare di quella che riguarda la scultura della pietra locale nelle sue varietà.

L’arte Italica è quella prodotta dalle varie popolazioni abitanti la penisola italiana nel periodo protostorico, tra la prima età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) e il completo dominio di Roma (inizio del I secolo a.C.).

Per la produzione artistica precedente si parla di arte preistorica, per quella successiva di arte romana, per la quale gli influssi originali provenienti dalla tradizione artistica italica divengono solo una delle tante componenti di quella dominante Si deve guardare all’arte dello scolpire nella sua prospettiva, a partire dai primi tentativi realizzativi e quindi motivazionali. In quest’ottica i betili, i menhir e i differenti tipi di stele, tutti insieme rappresentano i primi stadi evolutivi di questa particolare espressione dell’arte.

Stele (sing. e plur. ; raro il plur. -i), lastra oblunga di pietra, ornata con decorazioni, bassorilievi, iscrizioni e sim., infissa nel terreno o poggiata su un basamento, avente lo scopo di ricordare un seppellimento (s. funeraria), lo scioglimento di un voto (s. votiva), un fatto memorabile avvenuto in quel luogo, o anche di indicare un termine di confine

A saper ben leggere le forme, i simboli e i materiali, se ne possono trarre di volta in volta preziose informazioni sulle culture che ne permisero la comparsa e ne fecero uso.

Per ciò che attiene alla statuaria, la storiografia generalmente non include nell’arte italica né quella prodotta nelle colonie greche della Magna Grecia e della Sicilia, né quella etrusca, né quella sarda che era peraltro di fatto sconosciuta fino alla scoperta delle statue inizialmente dette “Giganti di Monte ‘e Prama”, avvenuta nel 1974.

In linea di massima i popoli italici, anche sotto il dominio greco, mantennero sempre una tendenza ad un’espressione artistica meno formalizzata e più vivace e spontanea.

Questa espressività locale rimase più chiaramente avvertibile in particolare nelle popolazioni abitanti in aspre zone montane, più lontane dal contatto greco, come i Piceni o i Sanniti.

Si devono aggiungere a questi i Sardi, che certamente filtrarono gli apporti culturali esterni, scegliendo ed adottando ciò che di quelli trovavano più consoni a propri gusti ed esigenze.

È corretto credere che l’arte italica abbia avuto origine già secoli prima del IX secolo a.C., quando ci furono i primi scambi commerciali nel sud Italia, e gli esempi più chiari sono i dolmen e i menhir del Salento, insieme ai graffiti nelle grotte del Gargano.

“Autoctono” non è mai veramente nessuno: ognuno deriva da qualcun altro, altrove, cui è debitore di qualche prestito culturale e genetico

Le popolazioni che meglio svilupparono un’arte propria, sempre sotto l’influenza dei coloni della Grecia, a partire dall’VIII secolo a.C., furono gli Etruschi e i Dauni di Puglia, seguiti dai campani di Capua.

L’arte spaziò dall’architettura monumentale dei templi, come nel miglior esempio nell’area sacra di Paestum, all’uso della ceramica, della terracotta e del bronzo per sculture minori di monumenti funebri, di vasi e di statuette votive.

L’arte italica, sviluppatasi nell’VIII secolo a.C., si fuse infine con quella di Roma nel I secolo a.C. dopo le campagne di conquista dell’Urbe del III secolo a.C., partendo da Taranto, dalla Sicilia durante le guerre puniche, e infine durante le guerre sannitiche e la guerra sociale nel I secolo a.C.; i primi contatti, al livello architettonico, erano comparsi nel III secolo a.C..

Dopo l’assimilazione romana di tutto il potere italico, l’arte di tali popolazioni scomparirà con la piena unificazione politica di Roma del territorio peninsulare.

Comunicazione mediatica

È inteso che vi sia stato un obbligatoriamente lungo periodo di evoluzione dell’espressività umana attraverso la scultura della pietra.

Oggi forse nessuno si stupisce più tanto del fatto che un messaggio possa essere indifferentemente comunicato da un’immagine fissa su un cartellone, come anche da un’immagine mobile su uno schermo riflettente, o addirittura da uno schermo diafano sul quale l’immagine è trasferita da molto lontano.

Al riguardo, la tecnologia mediatica più avanzata 5.000 anni fa era la pietra incisa eventualmente colorata: ed era altrettanto stupefacente quanto lo è oggi un sofisticato ologramma tridimensionale.

Naturalmente, doveva essere grande la motivazione, per spingere all’impiego di tanto impegno e del lungo tempo necessario alla realizzazione dell’opera.

Perché fare le statue?

La simbologia rappresentativa delle statue è – in fondo – anche la simbologia dei gesti. L’espressione umana attraverso le immagini grafiche graffiate, o dipinte e quelle volumetriche sempre più corpose degli altorilievi e delle statue a tutto tondo si basa su alcune posture ed alcuni gesti ed espressioni che dovettero essere inventati. È in Mesopotamia che si codifica per la prima volta il sistema dei valori semantici legati a ciascun gesto.

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  • I Lamassu
  • Statue stele
  • Le stele lunigianesi
  • Un inciso

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