di Giovanni Enna
Costruzione della diga ed effetti socio-economici.
Lungo le sponde del fiume Tirso, in località S. Chiara (Comune di Ula Tirso), si estende uno dei più grandi bacini artificiali d’Europa: il Lago Omodeo,1 così denominato in ricordo dell’ingegnere Angelo Omodeo che ne fu l’ideatore.
La diga venne costruita, dopo un tratto pianeggiante e aperto a monte, su un sito che presenta una angusta strozzatura, con caratteristiche geologiche e idrologiche adatte. Il profondo dirupo ove fu elevata la diga addentellata alla montagna, fu testimone, durante i lavori, dello sforzo di sedicimila lavoratori italiani e stranieri che per un decennio – dal 1914 al 1924 – lottarono contro le insidie della malaria e della natura.
Durante la costruzione perirono circa quaranta operai (compreso un ingegnere). Tutti i lavori, con l’utilizzo della dinamite, vennero svolti manualmente (è sufficiente notare che tante donne, provenienti specialmente dal vicino paese di Busachi, trasportarono le pietre occorrenti per la costruzione con canestri poggiati sulle spalle).
Le motivazioni storiche che condussero alla realizzazione della nuova diga risalgono al 1907, in ottemperanza alla legge per lo sviluppo del Mezzogiorno, proposta dal senatore sardo e ministro dell’agricoltura Cocco Ortu (governo Giolitti) che mirava, in particolare, a una politica di potenziamento delle strutture produt- tive (capitale, lavoro, terra) mediante la produzione di energia elettrica per la Sardegna e l’irrigazione agricola del Campidano oristanese.
La costruzione dell’opera fu affidata alla direzione dell’ingegnere Dolcetta e venne inaugurata il 28 aprile 1924 alla presenza del re Vittorio Emanuele III e di una moltitudine di persone…
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