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La Cultura Jamna e la Sardegna

Le enormi potenzialità sviluppatesi con la ricerca genetica sul DNA Antico hanno già permesso nuove certezze scientifiche, anche in ambito archeologico, antropologico e storico: alcune hanno rivelato verità preistoriche prima insospettate e ritenute impossibili, che hanno sgombrato il campo dalle ricostruzioni ipotetiche errate che fino a ieri erano considerate dignitosamente accettabili. In particolare, s’è finalmente chiarito uno degli intricati dubbi linguistici riguardanti l’Europa: come mai le lingue pre-indoeuropee, precedentemente parlate nella Vecchia Europa siano state quasi per intero sostituite da lingue di tipo indoeuropeo.
L’argomento riguarda anche la Sardegna: Pittau sosteneva che Etruschi e Sardi – popolazioni confinanti per mezzo del mare Tirreno – fossero accomunati da molte altre caratteristiche, oltre che da due lingue molto affini, che lui riteneva indoeuropee. La ricerca genetica ha dimostrato in modo definitivo e scientifico che non è così. È meglio prima spiegare da quali popolazioni di fondatori derivino gli abitanti dell’Europa.

La prima ondata di popolamento sarebbe avvenuta intorno a 37.000 anni fa e sarebbe stata composta di sparuti gruppi differenti di cacciatori-raccoglitori, provenienti dall’oriente, che si sarebbero sparsi lungo le vie di spostamento delle prede preferite, pertanto seguendo le vie scelte dagli animali stessi, lungo le praterie degli impluvi principali. La migrazione presuppone un cambio di ambiente, impone l’adattamento dell’organismo a nuovi agenti patogeni, differenti abitudini e modifiche nella dieta: tutti questi elementi lasciano tracce nel genoma, come si vedrà. La genetica sostiene che molti di questi gruppi avessero prevalentemente una pelle scura ed occhi azzurri e che si siano spinti fino all’estremo occidente dell’Europa, attuale Inghilterra inclusa (“Cheddar man”).
La pigmentazione era dovuta all’appartenenza a popolazioni provenienti da zone in cui era obbligata una cronica esposizione al sole per buona parte dell’anno. Si deve considerare che si trattò di un primo “popolamento” molto relativo: i cacciatori-raccoglitori hanno sempre avuto una bassissima densità di popolazione e d’abitudine furono sostanzialmente nomadi.

Una seconda migrazione si sarebbe verificata circa 9.000 anni fa: avrebbe condotto in Europa un più nutrito numero di agricoltori neolitici provenienti dall’Anatolia. Questa “ondata” di popolamento, secondo la Genetica, sarebbe stata composta da gruppi familiari già adattati all’agricoltura, che avrebbero portato con sé anche alcune piante e animali. La vicinanza con gli animali avrebbe col tempo prodotto varie modifiche nel sistema immunitario umano (per es.: resistenza a lebbra e tubercolosi). La persistenza dell’enzima lattasi anche in età adulta sembra essersi prodotta in questa popolazione in seguito a fattori di pressione ambientale. L’onda di migrazione si sarebbe introdotta in Europa e avrebbe in parte spiazzato dalle sedi prescelte i precedenti cacciatori/raccoglitori. D’altronde, il disboscamento necessario all’agricoltura in genere allontanava anche le prede stesse dei cacciatori, che già di per sé si erano rarefatte per via della caccia: insomma, non ci sarebbe stato alcun bisogno di una guerra tra i due gruppi, come un tempo si preferiva credere.
Gli agricoltori portarono con sé geni che esprimevano pelle chiara, alta statura, comparsa di tolleranza al lattosio in età adulta (persistenza della lattasi): il loro successo fece sì che questo divenne il genoma umano tipico e più diffuso del Neolitico, in tutta l’Europa, cui appartenne anche Oetzi.

La terza ondata di popolamento fu quella degli Yamnaya. Circa cinquemila anni fa si affermò in Europa la cultura Jamna (o cultura della tomba a fossa, da jamna: “fossa”), i cui esponenti sono denominati Yamnaya dalla genetica e corrispondono ai Kurgan dell’archeologia, descritti anche da M. Gimbutas. La loro economia era basata sulla pastorizia di pecore e bovini. Derivavano da più vecchie culture della regione delle steppe, ma ebbero maggior successo dei loro predecessori, perché riuscirono a sfruttare le risorse in modo molto migliore. Si diffusero in un’area veramente immensa: dall’Ungheria fino ai Monti Altai in Mongolia. La scomparsa totale o quasi totale di genomi antichi, differenti dai loro, dimostrano che essi sostituirono in molti luoghi le culture che li avevano preceduti.

È un fenomeno imponente, che gli archeologi non credevano possibile. In questa impresa furono certamente facilitati da almeno tre fattori.
1) Il primo è la ruota. Non si tratta neppure di una loro invenzione: infatti, la ruota era comparsa alcuni secoli prima della loro ascesa e si era propagata molto velocemente in tutta l’Eurasia.
2) Il secondo sta nel fatto che gli Yamnaya imitarono i carri coperti su ruote dai loro vicini meridionali, i Majkop, una popolazione insediata nel Caucaso tra il Mar Caspio ed il Mar Nero, che già seppelliva i propri morti nei kurgan (e che derivava alcuni caratteri dagli iranici e dagli armeni: alcuni loro manufatti risalgono alla cultura mesopotamica di Uruk). È inutile spiegare l’enorme importanza che ebbero la ruota ed il carro. Va però chiarito che – per chi viveva nella steppa – il carro ebbe un ruolo ancor più determinante, perché rese agibili e sfruttabili le immense pianure prima proibite, portandovi l’acqua con i carri.
3) Il terzo fattore fu l’adozione di un’altra invenzione che mutuarono da altri: l’addomesticazione del cavallo…

LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO SU SARDEGNA ANTICA N.66

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